Skip Navigation LinksHome : Eventi : Dettaglio Evento
XIV Convegno Nazionale
Data: 27/10/2007

XIV Convegno Nazionale sulle Relazioni d'aiuto

UNIVERSITA’ DI VERONA  
(RESPONS. PROF. LA ROCCA) 

Se è vero che la tecnica e la scienza progrediscono nella conoscenza del reale, contemporaneamente ci gettano in una forma di ignoranza molto diversa, ma forse più temibile: quella che ci rende incapaci di far fronte ai momenti di infelicità ed ai problemi che ci inquietano e che paurosamente ruotano intorno all’assenza di senso. Il nostro è un lavoro di “costruzione e ri-costruzione di senso” in storie congelate e svuotate da momenti ed esperienze di dolore.
Ricollochiamo, con significati nuovi, l’esperienza di dolore all’interno della storia di cui fa parte!
Lavoreremo sui gruppi e con i gruppi per iniziare con la “forma” del nostro lavoro a “trattare” e risignificare l’implicito della nostra società “ci si salva da soli” (o al massimo, grazie al corretto intervento tecnico del medico).
Il dolore del singolo incide sul gruppo e quindi attraverso il gruppo scelgo di risignificarlo. Questa preziosa funzione del contesto oggi sembra persa, il nostro lavoro consiste nel tentativo di recuperarla!
Vorrei entrare un po’ più nel merito della nostra “macchina formativa” cominciando da qualcosa che conosciamo tutti: internet.
Oggi internet è la più grande biblioteca del mondo. Questa biblioteca gigante ci “incastra” spesso in “imbuti semantici” da cui è difficile districarsi. Da una rapida ricerca è emerso che anche la nostra metodologia formativa corre questo rischio: il termine “PsicoDanzaTerapia” infatti esiste già. Ci siamo accorti che viene comunemente usato “solo” come sinonimo di “DanzaTerapia”, le due espressioni vengono utilizzate in modo intercambiabile. Questo uso è legato al fatto che la componente “Psico”, in questo caso, fa riferimento all’insieme di emozioni che la danza suscita. Nel nostro modo di usare la definizione di “PsicoDanzaTerapia”, la componente “Psico” indica invece il lavoro di “risignificazione” di quegli oggetti emotivo-affettivi che altre metodologie lasciano inelaborati.
Questa differenziazione mi sembra importante: con “Psico” noi non intendiamo solamente l’insieme di sensazioni ed emozioni che la Danza suscita, ma anche il lavoro di risignificazione che lo psicoterapeuta svolge nell’ambito dei gruppi di “Psicologia Dinamica”.
Le motivazioni profonde di questo lavoro le abbiamo sentite in relazione alla necessità di fare in modo che la “terza età” torni ad essere sempre di più una fase della vita (come la fanciullezza e l’età adulta) e sempre meno una malattia! Nei vissuti delle persone che vivono e lavorano all’interno di una Casa di Riposo cosa vogliamo che cambi ed in che modo vogliamo che cambi, direi anche in che direzione?
Alla fine del ciclo degli incontri formativi vogliamo che alle definizioni “per litote” presenti all’interno di ciascuno di noi accanto alla parola “anziano” si sostituiscano il pieno e la ricchezza delle esperienze che l’anziano porta con sé. Voi dite: ma se queste ricchezze ci sono sempre state, perché vediamo un anziano “sgonfio” implodere sulla sua sedia? Perché una ricchezza per esistere ha bisogno di uno specchio, di qualcosa che la “mostri”.
L’esperienza di vita fatta è una ricchezza, la modalità relazionale sintetizzabile con l’espressione “zitto vecchio” è ciò che svuota quella ricchezza e la rende povertà facendola invisibile, la reciprocità e l’analisi del dolore che lo psicoterapeuta fa insieme all’anziano sullo svuotamento subito sono lo specchio che ridà visibilità a quelle esperienze di vita e le rendono nuovamente ricchezza.
Il nostro modello formativo sente come indispensabile il dover necessariamente fare questo passaggio prima con gli operatori, proprio perché sono loro lo specchio e gli occhi di cui si parlava prima.