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Studio L. Viney
Data: 14/03/2009

Università di Wollongong (Australia)

Linda Viney è una Terapeuta con 25 anni di esperienza nel settore anziani. E’ direttrice dei Clinical Graduate Programmes presso l’Università di Wollongong, dove insegna Psicoterapia e conduce attività di ricerca.

Di seguito riportiamo i passaggi più significativi di una sua pubblicazione del 2001: “L’uso delle storie di vita nel lavoro con gli anziani”.

<< Spesso gli operatori, in particolare gli Psicoterapeuti, hanno delle perplessità ad avviare un lavoro con gli anziani, ritenuti eccessivamente rigidi e poco flessibili. E’ quindi naturale che le terapie disponibili in questo ambito siano ancora limitate. Credo che le ragioni di questo stato di cose siano legate, principalmente, alla posizione dell’operatore rispetto all’invecchiamento.

La capacità di raccontare storie può aiutare però a superare questa impasse se riusciamo a vederla e ad intenderla come la “nostra capacità di imparare non intaccata dagli anni”.

Operatori di formazione psicoanalitica che hanno lavorato a lungo con gli anziani hanno osservato negli utenti meno giovani maggiori benefici rispetto ad utenti più giovani nel raccontare storie durante i momenti di gruppo. Sono state riscontrate, negli anziani, notevoli capacità di guardare in modo proficuo ad una vita piena di esperienze (anche se passate) con una flessibilità acquisita con gli anni ed un senso dell’ <<ora o mai più>>, positivo e motivante. E’ stata riportata una maggiore indipendenza di pensiero rispetto agli utenti più giovani, perché la vergogna e l’imbarazzo non è più un problema così importante. Si sono osservate qualità acquisite nel corso della vita utili alla Terapia.

Se l’anziano ha problemi di memoria a breve termine, gli operatori possono compensarla dando suggerimenti concreti. Se c’è un problema di debolezza fisica e di tono gli operatori devono imparare ad essere flessibili sulla lunghezza della seduta di terapia. Se sembra sintonizzato sulla lunghezza d’onda di un’epoca remota, anche gli operatori, allora dovranno sintonizzarsi emotivamente sulla stessa onda, provando ad immaginare come sarebbe stato per loro, in quel tempo.

Chi si occupa del benessere degli anziani sente da troppo tempo, ormai, la necessità di disporre di metodi migliori rispetto a quelli consueti, metodi più specifici, ricavati magari dalle teorie esistenti. Questo lavoro propone uno dei metodi più interessanti e più efficaci al momento: riraccontare (e risignificare) storie !

Utenti ed operatori si trovano sempre a dover condividere “dimensioni di significato” in un dialogo co-costruito che prevede l’interazione e l’integrazione di due mondi, spesso di due epoche. Sarebbe superficiale pensare che si tratta di un’operazione semplice! Tale “co-costruzione” si può attuare solo quando si sviluppa una relazione di fiducia: a questo punto può avere inizio la ricostruzione delle storie e la relazione d’aiuto diventa un “ri-raccontare le storie insieme”.

Ri-raccontare storie è una forma di aiuto particolarmente adatta agli anziani: le numerose esperienze esistenziali hanno dato loro molte storie da cui attingere e quel distacco che non sarebbero riusciti ad avere da giovani. Possono, quindi, costruire in modo libero e rivivere momenti di “protagonismo”.

Quando questo tipo di lavoro viene svolto nel modo giusto si attivano dei processi terapeutici che portano a risultati importanti nel lavoro con gli utenti. Alcuni di questi processi si focalizzano su tematiche legate all’età e mai affrontate prima; altri riguardano il dolore e il senso di colpa, altri ancora le energie personali ed i rapporti con gli altri. Anche la creatività ed il divertimento possono entrare in gioco, fino a raggiungere quel senso di integrità personale che è forse la cosa più importante.

Ri-raccontare permette di “rivedre” il passato, anticipare il futuro (come naturale prosieguo di un percorso iniziato da tempo), scorgere la possibilità di arricchire e di arricchirsi. Aiuta a mantenere un ruolo attivo, il senso di identità e di continuità. Permette all’anziano di continuare a crescere psicologicamente. Questa crescita si ottiene perché l’anziano continua il tentativo umano (che dura per tutta la vita) non solo di capire ed anticipare gli eventi, ma anche di costruire su di essi una storia soddisfacente >>.